Sofia Uslenghi

Nata nel 1985 a Reggio Calabria, ha incominciato a fotografare a vent’anni scoprendo poi che la fotografia come mezzo per indagare e sistemare la sua storia personale. Si concentra sull’autoritratto, lavorando sulle sovrapposizioni e gli strati di fotografie che tengono uniti pezzi della sua storia e quella della sua famiglia, dei luoghi di origine e delle persone che ne hanno fatto parte. Usa le mappe, pezzi di fotografie satellitari, screenshot di Google Street View, tutti strumenti per tornare virtualmente dove è nata e dove sente di aver lasciato un pezzo. Nel 2015 ha esposto alla galleria Gusmeri Fine Art di Brescia una selezione di autoritratti. Nel 2017 è stata selezionata da Giuseppe Violetta, direttore artistico di Heillandi Gallery per entrare a far parte degli artisti rappresentati dalla galleria di Lugano, con la quale partecipa a Wopart Fair e al Mia Photo Fair del 2018 e 2019. Nel 2020 Galleria Valeria Bella ha organizzato la sua prima personale presso la sua sede di Milano. Nel 2021 e nel 2022 espone a Paris Photo. Nel 2023 esce il documentario dedicato al suo lavoro all’interno della serie “Le Fotografe” prodotto da Sky Arte per la regia di Francesco Raganato. Nel 2024 è presente tra gli artisti esposti ad ArteFiera di Bologna. 

My Grandma and I

(Mia nonna ed io), 2016 - 2022 

Ho iniziato il progetto Mia nonna ed io nel 2016, dopo altri aver esplorato con Homesick il mio rapporto con il territorio delle mie origini. Sono nata a Reggio Calabria, poi con la mia famiglia ci siamo trasferiti a Messina, poi ancora a Brescia, poi sul Lago di Garda, poi a Parma, adesso vivo a Milano. Il girovagare è ormai parte della mia esistenza. Negli anni in cui ho iniziato a fotografarmi e sovrapporre la mia immagine a quella dei luoghi della mia infanzia stavo realizzando la mancanza di radici. Mi sono resa conto, trovando una scatola di vecchie fotografie della mia famiglia, ed in particolare di mia nonna Isabella, che mi mancava un pezzo. Ed è il motivo per cui quando torno a Gerace mi sento a casa anche se non ci ho mai vissuto. Mi viene da usare di default il verbo tornare e non andare perché ho sentito che le mie radici fossero lì. E questa per me è una certezza rassicurante. Il sapere che esiste un luogo nel mondo in cui ci sono dei fili che ricostruiscono una storia. Una comunità che ti riconosce in una qualche misura l’appartenenza. E in questo luogo, dove vivevano i suoi fratelli e gli altri parenti, il rapporto con mia nonna Isabella si eleva. Peraltro, con mia nonna Isabella non avevo un legame particolarmente stretto finché era viva. Era un rapporto molto comune nonna/nipote. Poi lei si è ammalata di tumore, lo stesso anno che noi ci siamo trasferiti a Brescia, avevo 12 anni. È stato un periodo faticoso, ci siamo trasferiti in fretta e furia, mia mamma, figlia unica, che faceva la spola tra Reggio e Brescia per assisterla. Dopo meno di un anno mia nonna è morta, a 68 anni. Negli anni successivi ce la siamo cavata e a distanza di tanti anni ho capito che era stato uno strappo difficile da digerire. Che lì per lì era tutta una questione di contingenza e bisognava trovare un equilibrio e ricostruire, ma che in fondo ne abbiamo tutti sofferto. Poi ho iniziato a sognare mia nonna, con la coscienza del fatto che fosse morta, e questo ha ingigantito il nostro rapporto. E suggestioni oppure no, mi ha dato la sensazione di avere un rapporto bellissimo con le mie radici.  

Sofia Uslenghi